LA NUIT A DÉVORÉ LE MONDE – Beetlejuice

LA NUIT A DÉVORÉ LE MONDE

“Pensi davvero di poter rimanere qui? Da solo?
Ti stai prendendo in giro.
Alla fine riusciranno ad entrare”
The night eats the world | Recensione film

Nessuno può negare che negli ultimi anni il cinema horror franco-belga ci abbia regalato grandi soddisfazioni. Le pellicole interessanti sono moltissime, a partire dal classico Haute Tension fino ad arrivare a titoli difficili o letteralmente indigesti come Calvaire e il recente Grave (Raw). Questi film sono molto spesso opere prime o giù di lì e non è raro che siano scritte e dirette dalla stessa persona. La nuit a dévoré le monde è l’opera prima di Dominique Rocher, che infatti, oltre a dirigere, scrive sceneggiatura e dialoghi. Questa è un’alchimia perfetta per creare qualcosa di molto, molto personale, quali spesso sono i film francesi, ma è anche uno dei metodi più sicuri per andare a schiantarsi contro un muro. Se escludiamo i difetti “tecnici”, quasi sempre dovuti al budget esiguo e sui quali spesso si può passare sopra, i difetti delle opere prime generalmente stanno nell’incapacità di gestire la prorompenza della buona (in qualche caso ottima) idea alla base del film.

The night eats the world | Recensione film

Purtroppo in La nuit a dévoré le monde il problema è proprio l’idea di partenza, perché alla domanda “É possibile fare un film di zombi che non sia di azione?”, Rocher risponde “Sì, certo! Che domande!”, quando probabilmente avrebbe dovuto limitarsi a qualcosa tipo “Mmm… quanto tempo ho per pensarci?”. Se volete vedere questa pellicola dovete quindi cambiare ottica ed entrare in quella di Rocher. Gli zombi cinematografici dei primordi erano mostri tradizionali, un problema esterno che attaccava la società. Poi, grazie al genio di Romero, si sono evoluti in un problema interno, una rappresentazione della società moderna. In La nuit a dévoré le monde gli zombi hanno una dimensione più individuale e intima, perché sono lo specchio della paura del protagonista di cambiare e affrontare il mondo.  La staticità della messa in scena mette a dura prova, ma se fate parte di quella schiera di spettatori che apprezza i sottotesti, forse potreste anche divertirvi. 

Il trailer del film (che come tutti i trailer andrebbe visto solo dopo aver visto il film) vince il premio “Trailer più disonesto del 2018”.

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